I considerevoli progressi nel campo dell’adesione smalto - dentinale e dei materiali compositi, unitamente alle sempre più crescenti esigenze di natura estetica dei pazienti, stanno radicalmente modificando il moderno approccio conservativo soprattutto dei settori laterali, contribuendo in larga misura al progressivo abbandono dei materiali metallici tradizionali. L’amalgama d’argento non trova piu’ indicazioni, ma solo possibili applicazioni cliniche. L’oro conserva la sua validità in casi specifici grazie alle sue particolari proprietà fisico-meccaniche. Alle tradizionali tecniche di restauro diretto in composito, possiamo oggi aggiungere i restauri indiretti in composito o in ceramica cementati adesivamente, adatti in caso di ampi restauri e ricoprimento di cuspidi. I materiali compositi avendo una microdurezza molto vicino a quello della dentina ci consentono un ripristino delle caratteristiche elastiche della dentina stessa ed un “rinforzo”delle strutture residue conferendo maggiore resistenza ai carichi. Per questi motivi risultano indicati anche per il recupero di elementi dentari trattati endodonticamente con importanti distruzione coronale. Frequentemente le grandi perdite di tessuto coronale si associano a margini cervicali intrasulculari che richiedono un approccio chirurgico – restaurativo combinato che varia in funzione delle diverse situazioni cliniche e che verrà ampiamente discusso. Tutto questo in definitiva ci ha permesso di disegnare una nuova linea di confine tra conservativa e protesi per il recupero dell’elemento singolo che ci induce a protesizzare quasi esclusivamente: a) elementi con grave perdita di sostanza dentaria per carie destruenti e/o fratture con scarsa o nulla quantità di smalto cervicale e violazione dell’ampiezza biologica; b) ritrattamento di preesistenti corone protesiche incongrue. Viene definito infine il limite di restaurabilità degli elementi e quindi il confine con la terapia impianto-protesica.